Un tempo stimato pedagogista, oggi uomo desideroso di dire ancora la sua… a sproposito.

Paolo Crepet negli ultimi mesi ha dato prova di “ignorare” completamente il significato del termine “autismo”, usandolo a sproposito ma soprattutto in termini estremamente dispregiativi.

Non ci stiamo noi e non ci stanno nemmeno Fabrizio Acanfora, membro dell’Associazione NeuroPeculiar – Movimento per la Biodiversità Neurologica che in un post sulla sua pagina FB scrive:

“Ormai appare chiaro che, per lo psichiatra Paolo Crepet, l’autismo è una condizione orribile fatta di apatia, isolamento, assenza di stimoli sensoriali e di emozioni. Già a maggio, in un intervento a Coffee Break sulla 7 disse che i bambini “diventano autistici perché non usano i sensi”[1], ma ieri ha superato se stesso creando una nuova categoria diagnostica, l’autismo emotivo, e associandola direttamente agli omicidi di Colleferro e di Lecce con una leggerezza, una superficialità che non si addice a una persona che gode della sua visibilità.

Il problema è grave, perché prima di tutto Crepet dimostra di non sapere cosa sia l’autismo. Associando questa condizione all’assenza di stimoli e di emozioni ci fa capire quanto sia legato a una concezione dell’autismo vecchia e messa da parte già da un bel po’ di tempo dalla scienza e dall’esperienza clinica. L’autismo è infatti oggi considerato una condizione in cui gli stimoli e le emozioni possono essere particolarmente intensi ma è la modalità di gestirli e di comunicarli all’esterno che differisce da quella usata dalla maggioranza.

A confermare che la sua visione dell’autismo è completamente sbagliata e superata c’è proprio la dichiarazione di ieri in cui sostiene che tra i giovani, “non avendo ricevuto anticorpi educativi, si è diffuso un ‘autismo emotivo’, ovvero l’indifferenza.”[2] Ora, indifferenza in italiano significa mancanza di interessi, ed è interessante notare come invece, nel DSM-5 (il manuale più usato dagli psichiatri di tutto il mondo) uno dei criteri diagnostici dell’autismo sia proprio la presenza di interessi considerati “eccessivi” verso determinati argomenti a volte peculiari. L’autistico è quindi tutt’altro che indifferente al mondo, è soltanto interessato in modo diverso a quanto gli accade intorno.

Quanto ancora noi autistici dovremo sopportare lo stigma generato e alimentato dall’ignoranza nei confronti della nostra condizione? Quanto ancora dobbiamo soffrire nel vedere come perfino un professionista, che dovrebbe fare attenzione a ciò che dice, utilizza il nostro modo di essere esclusivamente come metafora negativa? Perché Crepet usa l’autismo in associazione a due omicidi terribili come quelli di Colleferro e Lecce?

Una figura pubblica, intervistata da una testata giornalistica nazionale che non si preoccupa del danno che le sue parole arrecano all’idea che la gente ha dell’autismo, ecco il vero problema. Prendere una condizione complessa e ricca di mille sfaccettature, una condizione che caratterizza tantissime persone, e descriverla in modo semplicistico come qualcosa di orribile che può portare a compiere gesti atroci. Creare una definizione, quella di “autismo emotivo”, che lascia immaginare che noi autistici non proviamo emozioni quando è assolutamente falso.

Questa non è informazione, non è scienza e nemmeno medicina. Questa è una dimostrazione di irresponsabilità, è la diffusione a livello nazionale delle opinioni (non fatti, non dati scientifici, ma opinioni personali) di una persona disinformata, è la creazione dell’ennesimo stereotipo negativo che avrà un impatto sulla vita di tanti bambini e adulti. E tutto ciò solo per creare la notizia, per usare definizioni a effetto, immagini suggestive da associare a fatti di cronaca nera, e a chi importa se poi a pagare saranno proprio gli autistici?

Il senso di frustrazione e la tristezza che provo in questo momento sono quanto di più lontano possa esistere dalla definizione che Crepet ha dato di noi autistici.”

Non possiamo che essere d’accordo con te Fabrizio!

Volete vedere voi stessi di cosa stiamo parlando?

Trovate la prima intervista qui e la seconda qui.

Non ve lo chiediamo nemmeno cosa ne pensate questa volta…